porg APA Amici per Africa

La nostra storia

Amici Per l’Africa (APA – SOS) Soccorso Odonto-Stomatologico

APA, tre lettere che sono l’ acronimo di Amici Per l’ Africa, ma anche una parola Swahili, la lingua del corno d’ Africa, che significa “giuramento”.


Questa felice coincidenza richiama un patto di amicizia tra noi e l’ Africa, che ormai da dieci anni si traduce in un impegno nel portare la nostra presenza e professionalità a beneficio di popolazioni che hanno necessità di cure dentali, al pari di tutto il resto.

Apa 2018
Apa 2018
Apa 2018

L’ APA ante litteram nasce nel 1992 in Kenya, repubblica dell’ Africa orientale, a cavallo dell’ equatore: una delle regioni più belle del continente nero e forse del mondo. Per molti può richiamare alla memoria natura selvaggia, grandiosi parchi naturali abitati da animali feroci, spiagge mozzafiato, popolazioni quasi ancora “primitive”, e a ragione. Ma chi ha visitato il Kenya al di fuori delle classiche rotte turistiche e lontano, accanto a queste meraviglie ha visto una povertà estrema che penalizza milioni di persone e un assetto sociale e politico allo sfacelo.

Una situazione generale sempre più critica, per il forte malcontento della popolazione alimentato dai continui episodi di corruzione e da conflitti etnici che si sviluppano qua e là nel paese, da alcuni anni martoriato dall’ Aids. All’ oscuro di tutto questo, ma già vagamente impegnati nel volontariato umanitario, venuti a conoscenza della penuria di medici e di dentisti in Kenya ( rispettivamente 1 su 20.000 e 1 su 200.000 abitanti), questi ultimi concentrati quasi unicamente nelle grandi città, io e altri colleghi, dieci anni fa accettammo l’invito di una associazione di cooperazione odontoiatrica a lavorare nel villaggio equatoriale di Nkubu, nella regione del Meru, presso il Consolata Hospital dei Missionari della Consolata di Torino, a cui era stato donato uno studio dentistico dal “Lions Club Torino-Superga”.

Questo ambulatorio è sempre stato il fiore all’occhiello della nostra associazione, perché nell’ arco di sei anni è stato gradualmente ceduto alla popolazione locale. Negli anni 1997 e 1998, la nostra collega e amica, Dott.sa Cinzia Poddi di Terni, ha ospitato nel suo ambulatorio ternano Sister Idah Muthoni, suora infermiera dell’ ospedale di Nkubu, per fornirle le nozioni di un’ odontoiatria di base, qual è quella richiesta al Consolata Hospital. Oggi Sister Idah e un clinical officer del luogo, John Kinuja Kaati, portano avanti il nostro studio dentistico, che è divenuto il loro, supportati dal nostro aiuto materiale e da periodiche visite di medici dell’ APA. Va detto che il clinical officer in Africa è una figura sanitaria corrispondente a un infermiere professionale italiano e per l’ attuale legislazione kenyota può esercitare l’ odontoiatria, salvo interventi di chirurgia orale.

Due anni fa all’ ambulatorio di Nkubu abbiamo affiancato un secondo studio dentistico completo e un laboratorio odontotecnico, interamente spediti dall’ Italia via cargo; così gli abitanti del luogo, possono oggi contare anche su piccole riabilitazioni protesiche di tipo mobile. La gestione del laboratorio è affidata a odontotecnici volontari dell’ APA e in assenza di questi a un odontotecnico della vicina città di Meru.

Nel settembre del 1994, con un auto noleggiata a Nairobi e con una buona dose di incoscienza, attraversando il Kenya per cinqucento avventurosi chilometri, due medici dell’ APA raggiungevano il Lago Vittoria, dove sorge l’ ospedale di Tabaka, gestito dai Padri Camilliani di Verona e dove sapevamo esserci un attrezzato ambulatorio dentistico in stato di abbandono. La struttura era stata interamente donata da una nota associazione di dentisti italiani (Amici di Brugg) ed era gradualmente caduta in disuso, per problemi burocratici e per mancanza di professionisti volontari disposti a lavorare laggiù. Passammo quasi metà di un anno a riorganizzare la struttura di Tabaka, che realizzammo subito essere veramente all’ avanguardia in quella zona relativamente florida del Kenya e vi lavorammo per quattro anni, prevalentemente nel periodo estivo. Ma per un’ inspiegabile mancanza di interessamento da parte della controparte locale (per la quale anche noi forse abbiamo avuto le nostre colpe), unita alla difficoltà di ottenere i dovuti permessi di lavoro, due anni fa decidemmo di chiudere il progetto. Manteniamo tuttavia ottimi rapporti con il nostro amico Padre Giuseppe Proserpio, l’ allora direttore dell’ Ospedale, che consigliò lui stesso di indirizzare le nostre forze sugli altri nostri ambulatori, dispiaciuto degli ostacoli messici avanti dalle maestranze locali, sulle quali lui non poteva influire.

Probabilmente le stesse difficoltà aveva incontrato, anni prima, l’ associazione italiana che aveva allestito e poi abbandonato l’ambulatorio dentistico. Intanto, grazie all’amico e collega Romolo Grandi, dentista torinese che già allora aveva alle spalle otto anni di lavoro volontario in Kenya, veniamo a sapere che a Isiolo, a una settantina di chilometri da Nkubu, esisteva uno studio dentistico, messo in piedi tempo prima dal Dott. Giuseppe Pianizzola di Ciriè (cittadina del torinese), anch’esso abbandonato per mancanza di medici volontari. D’ accordo con l’amico Romolo e con il Vescovo di Isiolo, Monsignor Luigi Locati, decidemmo di riattivarlo. Fu così che, dopo averlo rinnovato, ci accollammo anche questo centro, sito nella Missione cattolica di Isiolo, cittadina di frontiera, da cui partono le carovane per l’ Etiopia e dove convivono in relativa calma pochi cattolici e tanti mussulmani, cioè la maggior parte dei nostri pazienti.

Lo studio di Isiolo fu “inaugurato” dal collega Giacomo Bartoloni di Firenze, che si fermò a lavorare a Isiolo per tutto il mese di gennaio del 1995. Il lavoro a Isiolo è sempre stato intenso, basti pensare che verso il nord del Kenya, non ci sono più dentisti fino a Moyale, sul confine etiope (quasi 500 Km !). Ma come potevamo accontentare tutta quella gente? Così due anni dopo attivammo una depandance dentistica a Merti, un villaggio sulla strada verso la Somalia. Duecento e più chilometri di pessimo sterrato dalla missione Isiolo, cinque ore di viaggio con quaranta gradi all’ ombra. Per servire il maggior numero di persone lontane, impossibilitate a venire a Isiolo per mancanza di strade e mezzi di trasporto, decidemmo di recarci noi nei loro villaggi, le cosiddette manyatte Samburu, portandoci l’occorrente per un’ odontoiatria di base, cioè l’ estrazione dentaria.

Non era molto, ma almeno potevamo toglier loro un fastidioso mal di denti, che spesso li affliggeva da anni e che gli abitanti di questi villaggi, cercavano di eliminare rimuovendo il dente dolente con gli strumenti più impensabili, come coltelli, chiodi, falcetti . Nacque così l’ idea della clinica mobile odontoiatrica: un normale fuoristrada pick up, un’ infermiera traduttrice, farmaci e tutto lo strumentario occorrente per un’ estrazione dentale. Oggi il nostro operato è così richiesto, che in un giorno si devono estrarre fino venti o trenta elementi dentari a testa. Per questo lavoro di prima linea ci serviamo di kit di strumenti monouso, dato il rischio elevatissimo di Aids o sterilizzabili all’ aria aperta.. A turno ruotiamo fra questi villaggi, dove gli abitanti ci aspettano persino di anno in anno. Nei vari viaggi di trasferimento da Nairobi a Nkubu, ci fermavamo spesso alla Missione cattolica di Sagana, in territorio Kikuju, a un centinaio di chilometri dalla capitale; una tra le più grandi missioni del Kenya, non vecchia di istituzione, ma frenetica per attività: scuola di meccanica e grafica, lebbrosario, dispensario, farmacia, villaggio per anziani..per un totale di un ottantina di dipendenti, fra maestri, infermieri, inservienti.

Fu qui che conoscemmo l’ instancabile direttore Padre Gerardo Martinelli, Missionario della Consolata trentino, il quale più volte ci invitò ad avviare un ambulatorio odontoiatrico presso la sua missione. A suo dire era già bella e pronta una sorta di poltrona dentistica e un clinical officer del posto, tal James Munene, disposto a imparare, ed in futuro lavorare da solo anche in nostra assenza. L’ idea non era male ed in fin dei conti era già realizzata per metà, peccato non concretizzarla del tutto. Temporeggiammo per alcuni anni, consci delle forze limitate di cui disponevamo, ma alla fine cedemmo e così nel maggio del 1998 inviammo dall’ Italia una “nuova” poltrona dentistica e cominciammo la nostra attività a Sagana. James si dimostrò da subito persona davvero volenterosa (qualità in verità non sempre frequente fra gli africani), capace e soprattutto desiderosa di imparare da noi, seppur con scarsi concetti di sterilità e ancor meno di organizzazione del lavoro. Ad oggi, viste le sue qualità tutto sommato positive, ci stiamo preparando a cedergli la gestione dell’ intero ambulatorio, com’ è stato per Nkubu.

Africanizzare queste strutture, rendendole autonome dalla nostra presenza, continuiamo a ritenere sia la forma più saggia e costruttiva di solidarietà e cooperazione. Insieme ai missionari, pensiamo infatti che l’ africano debba diventare protagonista del proprio sviluppo e non limitarsi ad attenderlo dagli altri e quindi cerchiamo di rifiutare ogni forma di mero assistenzialismo, che creerebbe soltanto persone incapaci e demotivate.

Siamo alla fine del 1998 e un odontotecnico di Torino, Roberto Bassano, divenuto poi nostro collaboratore, decide di regalare una poltrona dentistica e attrezzature odontoiatriche al dispensario di Kahawa, sobborgo poverissimo di Nairobi, a fianco della baraccopoli di Soweto, dove tempo addietro aveva lavorato anche il noto missionario comboniano Alex Zanotelli, amico di alcuni di noi. Si tratta di un borgo degradato, lontano mille miglia dal fascino di tante immagini turistiche dell’ Africa. Generosamente l’odontotecnico torinese si fa carico del trasporto dall’ Italia di tutta l’ attrezzatura, sfruttando un carico di piastrelle diretto a Nairobi e allestisce l’ intera struttura in una stanza del dispensario, con l’aiuto di un tecnico locale. Gli è d’ appoggio “International Help”, una neo associazione torinese di volontariato impegnata in attività sociali su vari fronti. Tutto funziona alla perfezione, ma mancano i dentisti volontari. Ci pensa Padre Tommaso Barbero, detto Masino, tenace missionario cuneese, anche lui della Consolata e fu così che, nel settembre del 1999, acquistato nuovo strumentario e materiale di consumo, grazie al Dott. Loris Barbisan, partì anche lo studio di Kahawa, dove fortunatamente ora ci da una mano una dentista africana, che vive a Nairobi e un giorno alla settimana si reca a lavorare nell’ ambulatorio.

Eccoci alla fine del 1999. Erano ormai otto anni che si lavorava in Kenya e fu allora che pensammo fosse utile concentrare le nostre forze in un gruppo di colleghi-amici, vista la poca collaborazione delle associazioni umanitarie a cui ci eravamo appoggiati. Su consiglio di alcuni amici missionari e dopo ponderate riflessioni, fondammo il gruppo “APA -Amici Per l’Africa”, un'amicizia di odontoiatri e professionisti del dentale, con l’ambizioso proposito di coniugare professione medica e volontariato. Non un'associazione gerarchica ingessata in rigidi schemi, ma un gruppo agile e consolidato di colleghi, ognuno con un proprio ruolo preciso e animati da un gratificante movente: alleviare le sofferenze di quelle popolazioni, per le quali un banale mal di denti è un’ ulteriore pena a una vita perennemente in lotta per la sopravvivenza.

Non un’ istituzione di volontari per l’elemosina ai poveri, ma per una condivisione di tempo, di mezzi, di capacità, nel rispetto della loro dignità, con umile riguardo alla loro diversità e senza sensi di superiorità nei loro riguardi e nei riguardi di nessuno. Pensavamo di aver chiuso con nuove strutture, ma una suora cappuccina di nome Liliana Cremona, ebbe la bell’ idea di richiedere all’ APA l’allestimento di uno studio dentistico nella sua missione di Embul Bul, un villaggio a una manciata di chilometri da Nairobi. Questo abitato è sito a mezz’ ora di auto da Nairobi, nella zona di Ngong, nota al mondo per il libro “La mia Africa” della scrittrice danese Karen Blixen. La missione serve una popolazione di 40.000 abitanti, gran parte dei quali vive al di sotto di quella che il governo del Kenya definisce “linea di sopravvivenza”.